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Il silenzio dove Dio risponde


di Marco Respinti

«Il silenzio cresce come un cancro». Nella celeberrima The Sound of Silence di Paul Simon e Art Garkunfel c’è tutto il terrore dell’uomo che, davanti alla solitudine della propria eco, esorcizza il vuoto con quel che capita: suoni, sonagli, suonerie, ma per lo più chiasso. Questo can-can di cui abbiamo piene orecchie e tasche è però sia il «sintomo di una malattia grave e inquietante», sia «una medicina pericolosa ed illusoria». A denunciarlo è il cardinale guineiano Robert Sarah, prefetto della Congregazione vaticana per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, nel nuovo libro, La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore, scritto con il giornalista francese Nicolas Diat, edito a Siena da Cantagalli e arricchito dalla prefazione del Papa emerito Benedetto XVI. Del resto, quando definisce il rumore «una menzogna diabolica» il presule mette d’accordo tutti, credenti e atei. Non diciamo infatti “baccano d’inferno”, non ci lamentiamo forse del “pandemonio”?

Al contrario, il silenzio è colmo del Dio mite e discreto che si nasconde per lasciarsi cercare. Non nel bailamme lo s’incontra, ma nella tranquillità dell’ordine: per questo oggi Dio sembra marcare visita. Il frastuono che l’uomo produce per distrarsi adultera infatti i risultati della ricerca: è, spiega il card. Sarah, «come una droga da cui è divenuto dipendente» e l’agitazione «un tranquillante, un sedativo, una siringa di morfina, una specie di sogno, di onirismo senza consistenza». Urge dunque «una forma di resistenza», un muro: «un muro esteriore che dobbiamo costruire per proteggere un edificio interiore» dove la latens deitas che abbiamo dato per morta ci attende invece da sempre. Prima di celebrarne il funerale, bisogna cioè dare appuntamento a Dio là dove egli è, altrimenti è facile dire che non esiste.

Ora, qualcuno potrebbe prenderle per parole belle sì, ma astratte; e avrebbe ragione se non fosse che a testimoniarne la franchezza sono le circostanze che le hanno propiziate. Nell’ottobre 2014 Sarah ha fatto la conoscenza di fra’ Vincent-Marie de la Résurrection dei Canonici regolari della Madre di Dio, un ordine di rito romano approvato dalla Santa Sede nel 1997 legato alla “Messa antica” in latino. Ne è nata un’amicizia genuina durata fino all’ultimo giorno terreno del monaco, morto il 10 aprile 2016 a 39 anni. Condannato dalla sclerosi a placche, non parlava quasi più. Quello tra lui e Sarah è stato un dialogo intessuto di silenzi profondi. Da qui è nato il libro, che d’intellettualistico non ha dunque proprio nulla.

Un altro snodo decisivo è stato l’ingresso di Sarah nella casamadre dei certosini, la Grande Certosa sulle Alpi del circondario di Grenoble, il cui il silenzio è interrotto soltanto dal canto gregoriano. Ve n’è traccia tangibile nell’ultima parte del libro, un dialogo più unico che raro tra il porporato e dom Dysmas de Lassus, 74° Padre Generale dell’Ordine. Rescindere il silenzio dell’uomo che prega dalla liturgia dove a parlare è Dio è infatti esiziale, e Sarah lo sa bene. Per questo la sua cura del gesto liturgico è davvero “certosina”, una buona battaglia per conservare la purezza dagli abusi e il Verbo dalla verbosità. Nella prefazione al libro, ringraziando Papa Francesco per averlo messo al dicastero del Culto divino, Benedetto XVI scrive: «Con il Cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la Liturgia è in buone mani». Molto rumore per nulla, dunque, quello dei troppi decostruzionisti del rito che dileggiano Sarah.

Pubblicato sul blog di "Alleanza Cattolica – Cristianità" il 4 ottobre 2017

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