Trump e i giudici. Alle origini del conflitto tra potere esecutivo e potere giudiziario

Alle origini del conflitto tra potere esecutivo e potere giudiziario.
Il conflitto che in questi giorni vede contrapporsi, negli Stati uniti d’America, il presidente Donald Trump e diversi giudici sulla questione dell’immigrazione, ha origini lontane.
Il contrasto tra il potere esecutivo e quello giudiziario nasce nella Francia del Cinque Seicento, quando si afferma il ruolo dei Parlamenti.
Questi altro non erano che giurisdizioni superiori della magistratura che, oltre a fungere da tribunali supremi, esercitavano una serie di funzioni di legittimità rispetto alla normativa emanata dal sovrano: il Parlamento di Parigi, nelle sue varie camere (Enquêtes; Requêtes; Tournelle) e gli altri Parlamenti provinciali, il Grand Conseil, la Cour des Aides, la Chambre de comptes).
Negli anni ’30 e ’40 del Seicento, l’elaborazione, da parte della monarchia, di una ideologia assolutistica, aveva portato i Parlamenti a teorizzare, a loro volta, una propria funzione di corpo incaricato di tutelare la costituzione consuetudinaria della Francia.
Alla elaborazione teorica fece seguito una contrapposizione politica. Fu la cosiddetta Fronda parlamentare, che vide opporsi il Parlamento di Parigi contro il cardinale Mazzarino e la reggente Anna d’Austria. Essa ebbe inizio nel 1648, e fu originata dalla eccessiva pressione fiscale causata dalla partecipazione della Francia alla Guerra dei Trent’anni.
Ad essa, nel 1650, fece seguito la Fronda dei prìncipi, la cosiddetta nobiltà di spada o di sangue, che si unì alla Fronda parlamentare, della cosiddetta nobiltà di toga.
La Fronda terminò nel 1653, con la completa vittoria della monarchia e il rientro di Luigi XIV, prima, e del Cardinale Richelieu, dopo, a Parigi.
Ma il fuoco covava sotto la cenere.
Vi racconterò gli sviluppi della questione nelle prossime mille parole.
Tratto dalla rubrica “Le mille parole di Stefano Nitro”, pubblicata sul blog di “Italia Popolare” dell’11 febbraio 2017